Il pontaccio, di Milena Piccinelli. Il luogo dove le storie si intrecciano




Il Pontaccio se ne stava aggrovigliato tenacemente alla roccia, lungo la bastionata della sua montagna da nove secoli. Il monte Golem, su cui si teneva aggrappato, pareva un animale preistorico, ma pronto a risvegliarsi senza dare preavviso: le radici ben salde nel lago, verde come i boschi che vi si rispecchiavano, e la cima puntuta a toccare il cielo che pareva più vicino da lassù. Generosi castagni, ombrosi faggi, robinie profumate e bianche betulle lo ricoprivano lungo la parete
nord; il dorso era invece pelato e roccioso e la sera il tramonto si accendeva di rosso. Sulla vetta, durante la peste, qualcuno aveva visto il diavolo sogghignare spaventosamente compiaciuto per le disgrazie subite dagli uomini: le zampe unghiute, la cresta dentata, la coda appuntita, gli occhi di brace e la lingua biforcuta. Le voci del Regno, delle sue leggi, dei suoi costumi e del suo malcostume giungevano al Pontaccio solo come un'eco lontana, si confondevano col fruscio del vento a marzo, col bramito dei cervi in ottobre, con i fischi delle marmotte e delle aquile a novembre.

(Milena Piccinelli, Il Pontaccio) 
 

Il Pontaccio è un romanzo corale e suggestivo, capace di intrecciare storie senza tempo con uno stile lirico e malinconico. Non c’è un protagonista definito, né vi sono nomi propri a scandire le vicende.  

Il romanzo segue il ritorno di una donna al minuscolo Pontaccio, uno sperduto paesino di montagna. Questo ritorno, che si configura per lei come una sorta di ritorno alle origini, segna l’inizio di un viaggio interiore il cui esito sarà salvare se stessa e un mondo nascosto che rischia l’oblio.

La narrazione si sviluppa attraverso una serie di frammenti (69+1), piccole tessere di un mosaico che raccontano la vita di una comunità di montagna, sospesa tra mito e storia. 

Un progetto letterario nato trent’anni fa, lasciato decantare poi a lungo dall’autrice Milena Piccinelli (Laureata in Lettere Moderne, al suo primo romanzo) e ripreso in un momento cruciale della sua vita, quasi a voler restituire senso alla propria esperienza attraverso il gesto autentico e creativo della scrittura.

Attraverso l'esplorazione dell'interiorità di personaggi iconici che popolano il mondo mitico del Pontaccio, il libro svela le loro emozioni profonde e le connessioni con il territorio del Pontaccio (dietro a quale, va detto, si cela il paesino di Pontasio a cui l’autrice è tornata, come la Tessitrice protagonista del racconto, dopo aver vissuto per qualche tempo altrove). Ma le storie del Pontaccio, tutte intrecciate in una trama stretta e ordinata, non parlano solo di un paesino di montagna: sono storie universali e ciascuna di loro porta con sé una dolorosa porzione di vita.

Il Pontaccio non è, infatti, solo un luogo fisico, ma anche uno stato dell’anima: un simbolo dell’età delle illusioni, di un tempo in bilico tra il sogno e la realtà.

La scrittura di Piccinelli è poetica, capace di evocare immagini vivide e struggenti. Il lessico è scelto con cura, elegante, ma accessibile e accompagna il lettore in un viaggio emozionante tra memoria e nostalgia.

Un’opera intrigante e originale nella sua struttura frammentaria e nei suoi toni delicatissimi, tale da catturare l’essenza di un mondo lontano, ma eterno, in cui tutti possiamo riconoscerci, in cui tutti, prima o poi, siamo stati.