Dipende da cosa si legge,
verrebbe da dire.
Personalmente, di libri
che mi hanno profondamente turbata ne ho letti parecchi (e questo potrebbe
forse essere argomento di un altro post). Molti altri libri invece si sono
rivelati una delizia.
Ma il punto è un altro:
leggere (un romanzo, un racconto, anche una poesia) può IN SE’ farci stare
meglio, anche quando i temi trattati sono tristi o, comunque, non tali da
rasserenarci?
Credo si debbano tenere
presente vari aspetti:
-
Molti di noi traggono un beneficio dalla
lettura perché amano l’azione del leggere, ancora prima di ciò che leggono.
Leggere
significa ritagliarsi uno spazio per sé, isolarsi e, di conseguenza, staccarsi
dall’interazione con altri esseri umani (necessaria per le nostre vite, ma a
volte faticosa), seguire i propri tempi, riflettere. Tutte attività, queste,
che possono risultare assai piacevoli.
-
Leggere significa soddisfare la nostra
curiosità.
Scoprire
cose nuove può essere molto piacevole e la lettura ce ne offre mille occasioni.
Parafrasando un’osservazione già di Umberto Eco, “leggere ci fa vivere mille
vite” con tutto ciò che vi ruota attorno. Leggendo “Zanna Bianca” siamo
catapulti nella durezza della corsa all’oro nel Klondike, con “Le relazioni
pericolose” di De Laclos ci troviamo negli ambienti dell’aristocrazia
settecentesca in Francia, Manzoni ci offre un affresco della Lombardia del
Seicento, ecc. La lettura ci meraviglia con la scoperta di luoghi, situazioni,
usanze a noi non note e da questo può scaturire un grande piacere. Questo
piacere può contribuire alla sensazione di benessere che ricaviamo dalla
lettura.
-
Leggere significa emozionarsi.
Immedesimarsi nei protagonisti e nelle loro vicende scatena in noi una serie di
emozioni, positivi e negative. Già Aristotele nella Poetica aveva messo il
fatto che il processo di identificazione nei personaggi di un’opera (lui si
riferiva nello specifico alle tragedie rappresentate a teatro) porta il
lettore/spettatore della storia a provare delle emozioni profondissime da cui,
però, si depura (catarsi) quando l’opera si conclude. Questo processo di
pulizia, di purificazione da passioni anche negative è il meccanismo che ci
consente di provare piacere anche nell’approccio a testi che ci offrono
emozioni negative.
- Un altro aspetto importante, da non sottovalutare, è quello dell’esperienza estetica. L’arte tutta (non solo la letteratura) riesce a creare una dimensione in cui anche gli aspetti negativi o drammatici dell’esistenza (il dolore, la morte, l’abbandono, e così via) acquisiscono dignità e, forse, persino un valore. La sofferenza, trasfigurata, rielaborata e condivisa in un racconto, assume una dimensione superiore alla cosa in sé e, in qualche modo, grazie al godimento della bellezza dell’opera, ci offre un conforto che nella realtà non troveremmo.
L Leggere, infine, ci aiuta a comprendere che non siamo i soli a trovarci in determinate situazioni o a provare certe emozioni, magari anche negative. Leggendo scopriamo che avere paura, sentirci soli o inadeguati, sentirsi messi da parte o traditi sono emozioni che capitano a tutti. Questo aiuta, in alcuni casi, a relativizzare e, forse, a sopportare meglio il proprio dolore. Di sicuro questa constatazione aiuta a sentirsi meno strani o meno isolati nel momenti in cui si viene investiti da certe emozioni.
La La lettura, insomma, può essere una fonte di ristoro per l'anima.
Q Lo storico Ecateo, visitando Tebe negli anni di Tolomeo I Sotere (IV-III sec. a.C.), all’ingresso di una delle sale del Ramesseum testimoniava di aver trovato un portale su cui campeggiava la scritta psychès iatreion (luogo di cura dell’anima), proprio lì dov’era la Biblioteca sacra di Ramesse II.
Per tutta l’antichità e il Medioevo l’idea che la letteratura e i libri avessero una funzione di supporto rispetto al malessere dell’anima era scontata.Q
L