L'arte (non facile) dell'insulto


Giovanni Battista Tiepolo, Minerva impedisce ad Achille di uccidere Agamennone, Villa Valmarana ai Nani, Vicenza 
 

La parola del momento, quella che rimbalza da un social a una pagina di giornale, è dissing.

Formula slang derivata da “disrespecting”, il dissing non è altro che l’azione di lanciare accuse e insulti verso un nemico/rivale al fine di provocarlo in una sfida pubblica a chi la dice più grossa.

Niente di nuovo sotto il sole. Non sono certo il rap o la trap ad avere inventato la possibilità di scambiarsi insulti a distanza in versi, con o senza accompagnamento musicale, al cospetto di un pubblico attento e, in fin dei conti, divertito.

Nella poesia antica esistevano vari generi letterari deputati all’attacco personale, dal giambo, alla commedia, alla satira. Si racconta che Ipponatte si scagliò con tale ferocia contro gli scultori Bupalo e Atenide di Chio da indurli al suicidio. Orazio augura a Mevio di naufragare durante un viaggio in mare, così che il suo cadavere vada a ingrassare gli smerghi. Ovidio se la prende con un anonimo Ibis, paragonandolo al fetido uccello.

E, spostandosi nel tempo, che dire di Dante che provoca a tenzone l’amico Forese, accusandolo di trascurar la moglie per "impedimenti" oggettivi?

Il punto è che insultare in modo efficace non è semplice

Gli insulti troppo generici non vanno a segno, quelli riferiti all’ambito anatomico o escrementizio (o a tutti e due) sono banali. L’insulto deve entrare nello specifico, richiede spirito di osservazione, attenzione e, magari, un po’ di originalità.

L’aveva capito benissimo anche Omero quando ci racconta il dissing all’alba della civiltà, quando nell’Iliade, Achille insulta Agamennone e Agamennone insulta Achille. 

“Avidissimo” e “brutto cane” sono accuse ben generiche rivolte ad Agamennone: quando Achille dice le cose come stanno (la guerra la mando avanti io con le mie imprese, però alla fine tutto il bottino te lo prendi tu), solo allora Agamennone si infuria veramente e contrattacca con una stoccata non da meno.

Se proprio deve rinunciare alla sua schiava Criseide per volontà degli dei, afferma Agamennone, non ne vuole una qualsiasi, ma pretende quella di Achille. Quella e solo quella. Di Achille, di colui che, in fin dei conti, può vantarsi di essere tanto forte in battaglia solo per merito degli dei che l’hanno reso invulnerabile.  

Molti secoli dopo si ricorderà di tutto ciò Stefano Benni che nel suo “Il bar sotto il mare” riproporrà un’altra epica disfida, quella fra Achille e Ettore (questa volta, però, abitanti dell’immaginario paese, di Sompazzo), che si affrontano a suon di insulti, di fiatate e di abbuffate di vino e salsicce.  

La fantasia non manca ai due contendenti. 

Buono-a-niente-scioperato-che-non-sai-distunguere-una-pera-crassana-da-una-spadona-che-mungi-le-galline- e-che-non-sai-cagar-nell’-erba-che-spari-ai-rondoni-che-la-volpe-ti-ruba-le-bretelle-che-vai-a-funghi-e-prendi-satanassi-che-vai-a-pesce-e-prendi-del-freddo-e-i-tuoi-formaggi-san-di-purga-e-il-vino-di-piscio-e-c’-hai-più-zecche-del-tuo-cane-più-pidocchi-di-tua-moglie-più-rogne-del-tuo-gatto-più-bachi-delle-tue-mele-più-croste-del-tuo-porco-


Carogna-fetente-di-un-fascistaccio-più-fascista-di-tutti-i-padroni-fascisti-della-casa-del-fascio-più-fascista-del-peggio-fascista-che-confronto-a-te-Mussolini-era-un-compagno-che-compagno-a tresette-ti-ci-vorrebbe-Kappler-e-compagno-a-bocce-il-fuehrer-che-sei-più-fascista-di-un-prete-fascista-e-più-democristiano-di-un-treno-di-suore-e-fascista-più-di-tutte-le-esseesse-passate-di-qua-e-di-tutti-i-dittatori-del-Vanzenzuela-e-di-tutti-ipreti-che-c’è-a-Roma-e-di-tutti-i-padroni-che-c’è-al-mondo


Mica male, verrebbe da dire. Perché qui Benni ci rivela come stanno davvero le cose, di cui abbiamo testimonianza spesso quando assistiamo a un dibattitto televisivo: insultarsi a volte è solo un esercizio retorico per averla vinta e per vedere chi è più bravo. 

Ci sarebbero senza dubbio altri mezzi più costruttivi attraverso cui competere. 

Il fatto è che questo tipo di competizione può essere molto divertente.