Jacques-Louis David, La morte di Socrate, 1787 |
Io sono un piccolo uomo e questa è una piccola città, ma anche nei piccoli uomini ci deve essere una scintilla che a volte può scoppiare in una fiammata.
Sono questi gli interrogativi che John Steinbeck solleva nella coscienza del lettore con il suo romanzo breve “La luna è tramontata”, proponendo una non discutibile risposta: la libertà è bene supremo e irrinunciabile per l’essere umano e per essa vale la pena di lottare e morire. Pubblicato nel 1942, quando cioè in Europa imperversava la seconda guerra mondiale e interi popoli lottavano per la vita e per la libertà, il romanzo ambienta la vicenda in un non precisato paese che, di punto in bianco, viene occupato da un esercito di altrettanto non precisati invasori.
[…]Le truppe locali, giovanottoni alti e dinoccolati, udirono gli aeroplani e videro in distanza i paracadute, e tornarono in città a passo di corsa. Quando arrivarono, l’invasore aveva già munito la strada con le mitragliatrici. I giovanottoni dinoccolati, poco esperti della guerra e per nulla della disfatta, aprirono il fuoco con i loro moschetti. Le mitragliatrici crepitarono per un istante e i sei soldati divennero morti ammassi crivellati e altri tre feriti ammassi crivellati, e tre soldati fuggirono nella città con i loro moschetti.
Dal canto loro, anche i nemici (dai nomi vagamente germanici, va rilevato) si compiacciono dell’esito della facile conquista, convinti che il paese occupato sia abitato da uomini di indole tranquilla che difficilmente creeranno problemi di alcun tipo di fronte alle loro richieste di lavorare all’estrazione del carbone nelle miniere della zona ai fini di rifornire di energia l’esercito, guidato dal grande Capo, che altrove, ben lontano, avanza prodigiosamente riportando una serie di mirabili vittorie.
Poco a poco, però, tutti giungono a comprendere la fino allora sconosciuta realtà della guerra: diffidenza, sospetto, odio, morte. Tutti precipitano nell’abisso dei sentimenti più bui dell’animo umano, in quella situazione di tenebra assoluta a cui allude il titolo del romanzo: la luna è tramontata, “moon is down”, come afferma Fleance rivolto a Banquo, nel Macbeth di Shakespeare, poco prima che si compia l’orrenda uccisione di Duncan da parte di Macbeth e da lì scaturisca la lunga serie di eventi luttuosi della vicenda.
Ed egli girò un poco per la stanza; e, quando disse che le gambe gli si appesantivano, si sdraiò supino; perché così gli consigliava l’uomo. E intanto costui, quello che gli aveva dato il farmaco, non cessava di toccarlo, e di tratto in tratto gli esaminava i piedi e le gambe; e, a un certo punto, premendogli forte un piede, gli domandò se sentiva. Ed egli rispose di no. E poi ancora gli premette le gambe. E così, risalendo via via con la mano, ci faceva vedere com’egli si raffreddasse e si irrigidisse. E tuttavia non smetteva di toccarlo; e ci disse che, quando il freddo fosse giunto al cuore, allora sarebbe morto. E oramai intorno al basso ventre, era quasi tutto freddo; ed egli si scoprì - perché s’era coperto - e disse, e fu l’ultima volta che udimmo la sua voce, - O Critone, disse, dobbiamo un gallo ad Asclepio: dateglielo e non ve ne dimenticate. - Sì, disse Critone, sarà fatto: ma vedi se hai altro da dire. A questa domanda egli non rispose più: passò un po’ di tempo, e fece un movimento; e l’uomo lo scoprì; ed egli restò con gli occhi aperti e fissi. E Critone, veduto ciò, gli chiuse le labbra e gli occhi. (Platone, Fedone)
Al di là delle varie
interpretazioni che nel tempo sono state suggerite riguardo alle ultime parole
di Socrate, il curioso monito a Critone affinché si ricordi di sacrificare un
gallo al dio della medicina Asclepio viene ripreso da Steinbeck nelle
ultime righe del romanzo con un senso ben preciso: Orden si avvia alla
morte, invitando il suo amico Winter a pagare il debito ad Asclepio. Il
sacrificio del sindaco del paese diviene l’ennesimo sacrificio (come se la
Storia non ne fosse già piena!) del giusto ingiustamente punito, proprio come era
accaduto a Socrate. La risposta di Winter è la stessa di Steinbeck: “il debito
sarà pagato”. Perché là dove gli uomini innocenti sacrificano la loro vita nel
nome dei valori in cui credono, chi resta ha il supremo compito di raccogliere
il testimone delle loro azioni e portarle avanti, soprattutto quando ovunque
regnano le tenebre.