Poirot era un ometto dall’aspetto straordinario. Non arrivava al metro e sessantacinque ma aveva un portamento molto fiero. Aveva la testa a forma d’uovo e la teneva sempre inclinata di lato. I baffetti erano rigidi e militareschi. La sua accuratezza nel vestire era quasi incredibile. Credo che un granello di polvere gli avrebbe dato più fastidio di una ferita d’arma da fuoco. Eppure quell’eccentrico elegantone di piccola taglia che, mi dispiacque notare, adesso zoppicava, era stato a suo tempo uno dei più famosi funzionari della polizia belga. Come investigatore, il suo fiuto era stato straordinario, e aveva all’attivo numerosi successi, essendo riuscito a risolvere i casi più complicati
Perché leggere Poirot e il mistero di Styles Court?
Nelle pagine di Agatha Christie, il detective belga Hercule Poirot fa comparsa per la prima volta nel romanzo Poirot e il mistero di Styles Court ( The mysterious Affair at Styles) ed è improbabile che la Christie, al momento di dare alle stampe il romanzo, si aspettasse il successo che il personaggio avrebbe riscosso in futuro presso il grande pubblico. Di fatto, The mysterious Affair at Styles è l’opera prima della Christie ed è curioso e interessante notare come la nascita della più celebre giallista di tutti i tempi coincida proprio con la nascita di Hercule Poirot, il suo personaggio più fortunato.
Pubblicato nel 1920, il romanzo in realtà fu ideato e steso mentre la Christie, allora ventiseienne, prestava servizio come infermiera volontaria a Torquay. Sembra che la Christie creò il personaggio di Poirot, esule belga in Gran Bretagna a causa della guerra, prendendo spunto dalla presenza a Torquay di molti rifugiati belgi. Certo è che la giovane scrittrice rivelò fin da subito di possedere il tocco del maestro, facendo uscire dalla sua penna un carattere destinato a imprimersi nella memoria dei lettori.
Di cosa tratta?
Due sono i pilastri portanti del romanzo, intrecciati fra loro: il personaggio di Hercule Poirot e il serrato e perfetto meccanismo dell’investigazione.
“Il lavoro di un bravo investigatore, ” spiega l’acutissimo detective belga, è “basato esclusivamente sul metodo”. E, mentre si dedica alla meticolosissima toilette mattutina che deve renderlo inappuntabile in ogni particolare, così precisa ad Hastings:
“ Non è molto difficile. Un fatto porta a un altro fatto e così via. Il secondo si incastra col primo? A merveille! Bene? Possiamo procedere. E questo piccolo particolare? Ah, che strano! Manca qualcosa, manca un anello della catena. Riesaminiamo i fatti, ragioniamo e quel piccolo curioso particolare, quell'improbabile insignificante dettaglio, che non coincide, lo mettiamo qui...E' in pericolo l'investigatore che dice “E' un piccolo particolare, non conta. Non s'incastra. Dimentichiamolo”. E' così che si crea confusione. Tutto conta. “
Sin dal suo primo romanzo, quindi, Agatha Christie raccoglie, rielabora e cristallizza i canoni fondamentali di qualsiasi buon giallo: un delitto, un investigatore, una situazione per cui ogni personaggio della storia, anche il più insospettabile, è il potenziale assassino.
L’indagine avviene basandosi esclusivamente sulla raccolta, da parte del detective, di indizi, anche di quelli che possono non sembrare tali, che vanno individuati con spirito di osservazione, buona memoria e capacità critiche. Portano alla perfezione il funzionamento del meccanismo due elementi imprescindibili. La prima è la sfida lanciata dall’autrice al lettore: chi legge viene a disporre di tutti gli elementi di cui dispone il detective per risolvere il caso. Se, alla conclusione della vicenda, il lettore non riesce, ciò non può essere ascrivibile al fatto che l’autore o il narratore gli abbiano sottratto degli informazioni indispensabili allo scioglimento del mistero.
Il secondo aspetto che completa il meccanismo narrativo è la presenza di una "spalla" del protagonista, nella fattispecie Arthur Hastings, narratore della storia, ma anche alter ego del lettore. A lui infatti l'autrice riserva un duplice compito: porre le domande a cui ciascuno di noi vorrebbe una risposta e ricevere dai ragionamenti del detective le varie tessere del puzzle indispensabili a comporre un disegno unitario.
La Christie, nell’intessere questi elementi, segue e sviluppa
il modello dei romanzi di indagine di Arthur Conan Doyle: identica è la figura
del detective geniale, Hercule Poirot come Sherlock Holmes, l’indagine
meticolosa, la presenza di un accompagnatore del protagonista, Hastings come
Watson ( e chissà che Hastings non prenda il nome di Arthur proprio in ricordo di Conan Doyle!). I caratteri del personaggio di Hercule Poirot divengono però ciò che
distingue fin da subito le storie della Christie da quelle dell’illustre modello Conan
Doyle : l’ometto belga si dimostra capace, a differenza di Sherlock
Holmes, di unire, per così dire, ragione e sentimento. Pur nella fiducia quasi
arrogante che egli ripone nelle sue “celluline grigie”, Poirot non abbandona
mai la sensibilità che lo aiuta a comprendere
il lato umano di ogni vicenda e le motivazioni delle azioni di ciascuno.